Favola: il furto della chiave (per ragazzi)

INTRODUZIONE: a volte la disobbedienza necessaria impedirà alle persone malvagie di commettere ancora crudeltà e le forze magiche stranamente difenderanno il segreto di chi ha deciso così..

INIZIO

Favola: il furto della chiave

C’era una volta nel mondo delle favole un conte molto ricco, che abitava in una villa e

che aveva al suo servizio un maggiordomo, tre giovani camerieri, ed anche un cuoco.

Ogni mese il conte organizzava cene nella sua villa, in onore del compito che svolgeva per il suo paese, era infatti un ambasciatore.

Un giorno in quella villa, uno dei camerieri commise un grave errore, rovesciò infatti sui vestiti di un ospite tutto il vassoio di bicchieri colmi di vino rosso.

L’ospite si irritò molto per il danno al suo vestito, in quanto tutti avevano riso di lui e sentendosi umiliato…chiese al conte che il cameriere colpevole fosse punito.

Il conte scusandosi, promise che la punizione sarebbe stata eseguita all’istante, di conseguenza il maggiordomo prese il cameriere che aveva sbagliato per il bavero della giacca bianca e lo portò dal salone in cucina.

Giunti in cucina davanti a tutta la servitù il maggiordomo lo rimproverò con molta cattiveria, il cameriere rispose:”ma si tratta solo di un po’ di vino sulle vesti, non mi sembra grave…” il maggiordomo restò in silenzio e poi disse “ah! è così! non vuoi ammettere i tuoi errori, stupido cameriere!” il maggiordomo si girò e cercò nella tasca della sua giacca e adoperando la piccola chiave che trovò, aprì la porta di ferro robusto che chiudeva uno sgabuzzino situato in un angolo della cucina e prese dall’interno di esso un frustino, si avvicinò al cameriere e subito punì il medesimo frustandolo sulla schiena davanti a tutta la servitù, il cameriere aveva sbagliato, era colpevole di errore, andava quindi punito senza scrupolo alcuno.

Tutti gli altri servi osservando il punire del collega furono spaventati e inorriditi, sentendo le urla di dolore di quel giovane cameriere mentre prendeva le frustate sulla schiena essi si promisero più attenzione nel loro lavoro.

E così in quella villa, ogni volta che un servo sbagliava nel servire, il maggiordomo obbedendo al conte, apriva con la sua chiave la porta dello sgabuzzino, ne traeva il truce frustino ed eseguiva crudelmente ed esageratamente la punizione fustigando il malcapitato, faceva questo ogni volta che il padrone lo comandava a punire.

Fu così che uno dei camerieri che si chiamava Ernesto, decise che era ora di finirla con questa crudeltà periodica e un giorno decise di agire e furtivamente riuscì a rubare la chiave dello sgabuzzino dalla giacca del maggiordomo malvagio.

Così accadde che una sera il maggiordomo, onesto per la verità, poiché obbediva al padrone, ma però privo di pietà per i camerieri, voleva punire ancora una volta uno dei suoi camerieri, poiché il padrone non era contento del servizio, ma purtroppo per lui cerca e ricerca il maggiordomo non trovò più la chiave al suo posto nel suo taschino, la chiave non c’era più e quindi egli non potè eseguire la punizione con suo grande disappunto.

Ma dovete sapere che in quella villa, come in molti castelli antichi, abitava anche un fantasma, che si chiamava il “fantasma della giustizia” che predicava alle anime di fare sempre la spia, soprattutto a chi rubava, egli riteneva che è obbligatorio fare giustizia di tutti ..la pensava in questo modo poiché egli durante la sua vita terrena fu molte volte punito con la galera per i suoi sbagli, ed ora voleva che tutti quelli che sbagliavano come lui, fossero anch’essi puniti…

Si! cari amici il fantasma che ora predicava giustizia, durante la vita era stato uno stolto ladro ed era stato spesso arrestato dai gendarmi per le sue colpe…incattivito da questi avvenimenti privati, egli dopo la morte diventato spirito, si mise a consigliare sempre di fare giustizia di tutto ciò che capitava di strano nel mondo, contro chiunque e comunque …quel fantasma era il terrore dei poveri ladri.

Questo spirito, ectoplasma extracorporeo, sentendo che il maggiordomo aveva smarrito la chiave, intuì con i suoi poteri magici ed anche in quanto ladro esperto, che la chiave era stata rubata dal cameriere di nome Ernesto..ecco l’occasione per il fantasma di vendicasi uleriormente del mondo che in passato lo aveva punito, avrebbe obbligato a espiare quel cameriere per il suo comportamento terreno di ladro.

Il fantasma sentiva il dovere di far punire, come fu punito lui in passato dalla gente. ”si! devono finire tutti in galera quelli che sbagliano, e non solo io… anche gli altri devono finire in galera!”

Il “fantasma della giustizia” allora apparve e disse ad Ernesto : “adesso se non ridai al maggiordomo la chiave che hai rubato ed ammetti la tua colpa, ti denuncerò alla persona del conte per il tuo furto!”..il cameriere di nome Ernesto non si stupì che un fantasma gli fosse apparso e che gli parlava, perché nelle favole è normale che questo capiti, e per nulla sgomento rispose: “non posso ridare la chiave al maggiordomo, caro fantasma, perché essa è usata per causare punizioni severe a gente povera e ignorante… che a volte sbaglia senza volere..mentre il conte quando sbaglia non è punito mai..questa è una ingiustizia e quindi se è così, nessuno deve essere punito, ed è giusto che la chiave sia sparita!”.

Fu così che il fantasma vedendo che il cameriere non voleva rimediare, volando attraverso le pareti della villa, andò dal conte, ad avvisarlo di quel che succedeva nella sua casa e disse apparendo anche alla vista del conte:

” il cameriere Ernesto ti ha derubato nella tua casa..rispettato padrone mio, ha rubato la chiave tanto utile al maggiordomo, c’è l’ha lui nascosta nella sua stanza e per questo il maggiordomo non ha potuto punire i servi negligenti ”.

Subito il conte chiamò il maggiordomo e rivelò quello che gli aveva detto il fantasma, il maggiordomo disse alle guardie di perquisire la stanza del cameriere di nome Ernesto, per cercare la chiave, essa era utile a fare giustizia di chi sbagliava nel servire, bisognava ritrovarla.

Dovete sapere cari lettori, che tutti noi nelle favole abbiamo uno spirito, un essere magico che ci protegge, a volte è una fata a volte è un semplice folletto, e quel cameriere di nome Ernesto era protetto anche lui da qualcuno, infatti era protetto dal folletto della “non pignoleria”..un folletto molto furbo e magico.

Tale folletto vedendo piangere l’impaurito giovane Ernesto disse..”non temere caro amico, ora ti aiuto io. Devi sapere caro amico che molta gente prima di te ha usufruito della non pignoleria del Signore, quindi è giusto che anche tu sei perdonato e giustizia non sia fatta”.

Fu così che facendo movimenti magici con le braccia il folletto disse: “Le cose giuste son di più… non sarai punito nemmeno tu!” detta questa frase magica, la chiave che teneva nascosta Ernesto sotto il letto, diventò invisibile all’improvviso..”si!” disse il folletto magico “la chiave come valore commerciale è poco..quindi può essere nascosta e non sarà visibile mai più e può ora scomparire per sempre”.

Fu cosi che quando le guardie entrarono nelle stanze del cameriere Ernesto e si misero a perquisire dappertutto per cercare la chiave rubata, non la trovarono poichè la chiave era invisibile e il cameriere risultò quindi innocente al loro investigare..

Fu così che il conte in persona visto il caso irrisolto, sentendosi colpevole di accuse ingiuste, dovette di conseguenza scusarsi con il cameriere di nome Ernesto e donò a lui in segno di scuse un aumento di stipendio, il cameriere ringraziò come sempre e disse:” ai vostri ordini eccellenza!”.

Il conte si sentì umiliato per il dover essere stato obbligato a fare le sue scuse a chi gli era di certo inferiore come cultura e sangue, tornò quindi nell’ampio salone, egli era infatti molto arrabbiato con il fantasma che lo aveva informato male, ed essendo egli il padrone della villa dove il fantasma abitava, ed essendo il conte anche un po’ mago, decise avendo potere sui fantasmi che risiedevano nella villa, decise in nome di tutti questi doveri, che quel fantasma doveva subire una punizione, considerando il fantasma un vero bugiardo, il conte lo comandò ad entrare nella dimensione magica di uno specchio che il conte gli indicò, da dove da quel giorno avrebbe fatto la spia solo ai punti neri ed ai foruncoli del viso di chi si specchiava..si! cari lettori il conte era molto risentito con quel fantasma, il padrone della villa era da capire.

Il “fantasma della giustizia” fu quindi punito in quanto si riteneva che avesse mentito al conte, le sue accuse non erano state confermate ed il conte aveva fatto brutta figura con i suoi servi, il fantasma si ritrovò prigioniero magicamente in uno specchio da parete e cambiò nome, da quel giorno si sarebbe chiamato “il fantasma dello specchio”.

Lo specchio magico fu situato in soffitta e fu comandato che da li non dovesse mai essere tolto, poiché di certo avrebbe causato problemi agli abitanti della villa…secondo tutti i servi lo specchio diceva bugie.

Il conte decise poi saggiamente che la chiave fosse da considerasi ormai smarrita casualmente e non per colpa di qualcuno e allora affermò che lo sgabuzzino in quanto già chiuso da una robusta porta di ferro, quindi impossibile da forzare, poteva restare chiuso per sempre, tanto li dentro c’erano solo piccole cose inutili, fu così per la gioia dei camerieri che quello sgabuzzino non fu mai più aperto ed il terribile frustino non fu mai più usato.

Da quel giorno per merito del cameriere di nome Ernesto e del suo amico il “folletto della non pignoleria” ogni volta che capitava un errore di servizio in quella villa… la punizione per quello errore non era più così traumatica.

Il severo maggiordomo non era più obbligato a punire in modo tragico i suoi tre camerieri, che ignoranti e maldestri ogni tanto sbagliavano come tutti i lavoratori, quel maggiordomo da quel momento in poi fu comandato a limitarsi al solo rimprovero verbale, tutto questo con molta gioia di tutta la servitù.

Morale: è certo che molta gente commette errori..ma la saggezza ci porta consiglio e ci ricorda che trascurare di punire un errore simile ad un sassolino o ad una pagliuzza é vantaggioso per tutti, in quanto il punire in modo severo ogni cosa é come un lanciare un boomerang nell’aria, che spaventa il prossimo rendendolo attento è vero, ma che poi tornerà tra noi e potrebbe portare il consiglio di far capitare la stessa punizione a persone amiche.

Molto meglio quindi consigliare all’indulgenza e far perdonare chi ha sbagliato, dopo aver capito che questi ha sbagliato si! ma in modo non grave.

Fine

Scritto (Milano, Settembre 2011)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favola: il furto della chiave (per ragazzi)ultima modifica: 2017-05-03T09:49:24+02:00da scrittore59