Favola: Si voleva scrittore e lo diventò (per ragazzi)

 

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(racconto di tipo bianco e verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

SI VOLEVA SCRITTORE E LO DIVENTO’..
INTRODUZIONE. un giovane artista, molto bravo nello scrivere, si ritrova sfruttato purtroppo dalla furbizia di un ricco signore, fino a diventare suo prigioniero, solo la sua bravura di scrittore gli permetterà di sperare di avere giustizia ..e questa un giorno arriverà..
INIZIO
Favola: Si voleva scrittore e lo diventò
Nel mondo delle favole, tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, molta era la povertà in cui viveva parte della popolazione italiana, e così molte ragazze madri, abbandonavano i loro figli negli orfanotrofi, sperando che la società buona e ricca li aiutasse, in questo modo il loro povero figlio avrebbe ottenuto un istruzione e poteva sperare nell’adozione di una famiglia benestante.
Questa è la storia di Giancarlo un ragazzo di quei tempi, che fu abbandonato da sua madre quando aveva pochi mesi e portato in un collegio.
Giancarlo dopo avere sperato in un adozione che però non arrivava mai, si era ormai rassegnato a restare nell’orfanotrofio e aspettava la maggiore età per poter uscire finalmente dal quel collegio e godersi la libertà.
“Giancarlo è ormai maggiorenne possiamo dimetterlo dal nostro collegio per orfani!” disse un giorno il direttore dell’istituto.
Ma il giovane Giancarlo era disoccupato e si chiedeva come avrebbe fatto a vivere, la direzione del collegio grazie alla beneficenza di qualche filantropo gli aveva donato qualche soldo, ma Giancarlo sapeva che quel denaro non sarebbe durato per sempre.
Trovò una stanza in una vecchia pensione, con appartamenti di ringhiera e servizi esterni ..Giancarlo decise di aspettare in quel luogo che qualche idea gli passasse per la testa.
Passeggiando nel frattempo per le vie della Milano ambientate negli anni del primo novecento, attraversate dalle carrozze trainate da cavalli e dalle poche auto rumorose possedute solo da ricchi signori, il ragazzo di nome Giancarlo decise con i suoi ultimi risparmi di comperarsi un porta fortuna, occorreva qualcosa di originale e infatti vide su una bancarella del mercato vicino chiamato “il mercatino dei bei obei” qualcosa di interessante, ecco una statuina raffigurante una creatura angelica, si! era proprio una figura femminile con due ali di cigno sulla schiena, era di colore verde brillante,  la sollevò dalla bancarella per vederla più da vicino, e notò che sul fondo della statuina era stampata una scritta, che diceva: “chiedi aiuto alla Signora della Narrativa e vedrai che ogni tua fantasia diventerà positiva!” con entusiasmo Giancarlo ritenne simpatica la scritta e comprò la statuina che costava per sua fortuna pochi soldi.
Ispirato e consigliato dall’acquisto e da quella frase scritta, il ragazzo quella sera decise di scrivere una favola un po’ per distrarsi dai problemi, un po’ per dimostrare a se stesso abilità nel raccontare, egli decise di scrivere una favola ambientata nel passato, quella sera si sentiva più ispirato del solito e si impegnò molto nel suo proposito.
Si era fatta ormai mezzanotte, ma dopo qualche tentativo di inventare racconti piacevoli, ma tutti andati a vuoto, il ragazzo provò delusione di se stesso…era proprio difficile scrivere pensava.
Giancarlo però si ricordò ad un tratto della statuina raffigurante una donna vestita con abiti simili a quelli di una fatina alata e lesse di nuovo la frase sul fondo così evidenziata: “chiedi aiuto alla Signora della Narrativa e vedrai che ogni tua fantasia diventerà positiva!“, si rimise a scrivere di nuovo e dopo pochi minuti che Giancarlo aveva cominciato a scrivere, ecco che dalla statuina posta sulla scrivania, obbedendo agli sforzi concettuali e mentali del ragazzo, dalla statuina dicevo, cominciò a uscire un fluido verde che invase tutta la stanza, parte di questo ectoplasma verde si diffuse di fianco alla scrivania dando forma ad immagine femminile, mentre una altra parte dell’ectoplasma raggiunse il volto di Giancarlo facendosi respirare dal naso e sembrò per questo raggiungere il cervello del ragazzo…
La donna alata della apparizione sembrava un po’ commossa dai tentativi goffi di inventare trame letterarie dimostrati da quel ragazzo finora e quindi obbedendo ai suoi doveri di musa decise di aiutarlo, si! la “Signora della Narrativa” aveva deciso di aiutare quel giovane scrittore, e la mente del ragazzo pian piano cominciò ad intuire idee letterarie e artistiche mentre una voce telepatica gli raccontava storie fantastiche…
La musa della narrativa decise di aiutare Giancarlo ispirandolo nella trama e consigliandolo nella grammatica e il ragazzo notò all’improvviso che la sua abilità nello scrivere, inizialmente inesperta, diventava sempre più abile e il ragazzo cominciò a compiacersi di se stesso mentre scriveva.
Il ragazzo contento dell’aiuto magico di una fata che stava ricevendo, scrisse tutta la notte ed al mattino di conseguenza il racconto fu terminato.
Egli lo rilesse più volte e più volte ancora…. Si! il racconto era proprio un bel racconto…non bisognava di correzioni e il ragazzo mise le sue pagine sullo scrittoio in bell’ordine…lo avrebbe venduto a qualche bancarella od a qualche editore non appena lo avrebbe incontrato, oppure lo avrebbe stampato e ricopiato a sue spese in qualche stamperia di Milano.
Ma come farò a pubblicarlo in più copie ed a venderlo, il ragazzo non aveva il denaro necessario per stampare il suo libro e nessuno ancora credeva nella sua abilità…egli era un artista sconosciuto, nessuno editore gli avrebbe dato credito e speso soldi per lui.
Decise quindi di fare una passeggiata per la città per avere qualche idea dal girovagare a zonzo e avendo notato quanta gente distratta girava per le strade, decise facendosi coraggio che avrebbe trovato il denaro necessario rubando, si! avrebbe rubato a qualcuno, decise che avrebbe approfittato di qualche ingenuo passante, decise che avrebbe rubato un portafoglio a qualcuno, oppure una valigia, e che poi la avrebbe rivenduta ricavandone il denaro sufficiente per le sue intenzioni artistiche.
Per strada notò un gentile signore elegante, sembrava il tipo giusto “a giudicare da come è vestito egli deve essere di certo ricco!” pensò il ragazzo, subito dopo, approfittando di una distrazione di quel signore sconosciuto, il nostro ragazzo con furbizia riuscì a rubargli la borsa e mentre lo faceva il ragazzo pensava a quel signore in modo da vincere ogni suo scrupolo “tanto è un estraneo per me, quindi io posso danneggiarlo se voglio, ed è pure ricco quindi non ne soffrirà!” e il ragazzo dopo aver rubato la borsa, fuggi via subito di corsa con la refurtiva.
Ma sfortuna volle che quell’estraneo se ne accorse in tempo del furto e si arrabbiò, quel signore provando molto risentimento, riuscì a seguire il ragazzo per tutto il tragitto, a volte correndo, a volte camminando piano e purtroppo quel signore fu così astuto ma così astuto, che riuscì anche a trovare la casa dove il ragazzo abitava e così capì dove si nascondeva il ladro.
Ma stranamente quel signore non andò alla polizia, cosa aveva deciso?. Quel signore aveva capito che il ladro non era un vero ladro, ma era uno sprovveduto, e quindi senza timore, salì le scale del palazzo dove il ragazzo si nascondeva ed entrò nella stanza spalancando la porta con una spallata, il ragazzo lo vide entrare e si spaventò: “non ti spaventare!” disse il ricco signore “voglio solo conoscerti, sei un tipo strano ed io sappi sono un famoso scrittore..quelli come te mi incuriosiscono..i miei racconti sono pieni di personaggi simili a te..quindi non avere paura..voglio solo conoscerti” aggiunse il gentiluomo tranquillizzando Giancarlo..
Il ricco signore era entrato nella stanza e subito vide come viveva Giancarlo, era una stanza angusta e povera e vide ad un tratto i fogli del racconto scritto dal ragazzo sulla scrivania messo in bell’ordine e si interessò molto … lesse incuriosito qualche pagina, dopo un po’ intuendo che era un manoscritto molto valido, decise vista l’abilità che aveva dimostrato il ragazzo nello scrivere, di fare un accordo con quel giovane scrittore, anche se si era dimostrato un ladro, la abilità artistica merita sempre un premio pensò: “Se tu ragazzo mi donerai questo racconto, in cambio io non ti denuncerò alla polizia e sarò clemente per il danno morale e lo spavento che mi hai procurato” disse il ricco signore ora meno contrariato.
Dovete sapere che quel signore era un famoso scrittore lombardo, che in passato aveva avuto un discreto successo letterario, ma che ora stava vivendo un periodo di crisi in quanto viveva con la mente in un vuoto creativo molto grave….non aveva più la fantasia di una volta per rimanere uno scrittore di successo, ormai riteneva se stesso una stella consumata.
Il ragazzo rassegnato obbedì al ricatto, quel signore non sarebbe andato alla polizia, quindi Giancarlo ritenne vantaggioso quell’accordo, gli consegnò il manoscritto scritto da lui…tanto ne avrebbe scritto un altro…il signore perdonò Giancarlo del furto della borsa, riprese con se la sua borsa ci mise il manoscritto e poi se ne andò..
Lo scrittore portò il libro del ragazzo nella sua villa, dopo averlo letto ancora una volta e decise furbescamente di porvi la sua firma e lo portò alla stamperia, era un libro di favole entusiasmante che fu stampato nei mesi a seguire ed ebbe molto successo, “che fortuna pensò l’esperto scrittore..senza volere ho incontrato un vero genio della narrativa ed é pure sconosciuto!” e intanto pensava al denaro che avrebbe guadagnato con la vendita di quel libro trafugato.
Infatti il libro di favole inedite ebbe molto successo in tutta Italia e procurò rinnovata fama allo scrittore che si firmò “Ambrogio Vettieri” ed egli ritrovò il successo ed il suo splendore di artista della letteratura italiana.
Ma occorreva ancora aiuto per restare uno scrittore di successo, i lettori erano esigenti ed occorreva scrivere un libro ogni sei mesi, ma come fare?
Il gentiluomo Ambrogio Vettieri decise per bene, e tornò quindi in quel palazzo, da quel ragazzo, in quanto sapeva dove abitava e propose sempre in cambio della sua clemenza, per il torto subito mesi prima, un altro accordo:
”Senti caro ragazzo, so che te la passi male, ma se vorrai il mio aiuto, lo potrai avere, però dovrai seguirmi nella mia casa, ho una stanza per te e dovrai scrivere ogni mese una favola per me, ma non una favola comune, dovranno essere scritte ben 12 favole e dovranno essere tutte bellissime, ad ogni favola aggiungerai una morale alla fine, in cambio io non ti denuncerò e ti regalerò queste dieci monete oltre al vitto ed alle spese di alloggio, sono certo che di questo incarico ne sarai capace..su presto accetta l’accordo!” disse con modi decisi il gentiluomo. “Non ci pensare tanto, ricorda che io posso denunciarti se voglio e passerai dei guai di certo se lo faccio…potresti finire in galera per furto di una borsa di monete” aggiunse questa volta con tono più severo…”perché sai..la parola di un gentiluomo vale più di quella di un poveraccio come te”.
Il ragazzo un po’ spaventato un po’ rassegnato decise di accordarsi con quel prepotente, ormai non aveva niente da perdere, quel signore lo considerava un ladro preso, il ragazzo si sentiva ormai rassegnato ad avere doveri verso di lui e così obbedì all’ennesimo ricatto un po’ per ignoranza un po’ perché non aveva nessuno che lo potesse aiutare, così lo segui ed andò ad abitare nella casa di quel gentiluomo.
Gli fu data una camera con bagno nella villa, ma essa era situata sotto il tetto dell’abitazione, e il ragazzo depose nella stanza le sue povere cose e gli oggetti della sua scrivania tra i quali la statuina porta fortuna e sistemò alla meglio il suo bagaglio, ma restò dispiaciuto quando poco dopo sentì il signor Ambrogio chiudere a chiave la porta della stanza dietro le sue spalle, ora il ragazzo era prigioniero di quell’uomo, quel signore infatti voleva sfruttarlo, nessuno al mondo sapeva che lui Giancarlo era rinchiuso in quella stanza, ormai il suo benessere dipendeva da quel signore…” oh! povero me!” pensò Giancarlo..notando con le mani che la porta della stanza era chiusa per davvero.
Il ragazzo per dodici settimane continuate, riuscì a compiere la sua nuova impresa, egli riuscì a scrivere dodici nuovi racconti ed ottenne di riscontro qualche soldo ed i complimenti dell’estraneo, Ambrogio Vettieri era uno scrittore che si intendeva di libri di successo..”Si! questi racconti sono molto belli ed originali!” pensò lo scrittore nel leggerli, egli ci pose la sua firma e li portò al più presto dal suo amico editore .
Era una fortuna per quello scrittore, egli era un tempo abile nello scrivere, ma ora purtroppo soffriva di poca inventiva e molti erano stati i rimproveri da parte del suo editore, per quel signore quel ragazzo di nome Giancarlo era una miniera di oro, ma nessuno doveva sapere della sua esistenza, quel ragazzo non doveva fuggire ne parlare a nessuno, per fortuna che quel ragazzo era solo al mondo “ sfrutterò il suo genio letterario per benino, il ferro va battuto finchè è caldo!” disse Ambrogio Vettieri fumandosi un sigaro vicino al camino nel salotto della sua villa tutto contento di se.
Così passarono gli anni, il ragazzo Giancarlo scriveva durante la notte e anche di giorno, e vedeva e poteva parlare solo con il signor Ambrogio per tre volte al giorno. Ogni volta Ambrogio Vettieri gli portava via il suo recente manoscritto e aggiungeva dopo averlo letto la sua firma in fondo e poi lo consegnava al suo editore per la pubblicazione.
Il ragazzo Giancarlo otteneva da questo accordo però solo le briciole, mentre il signor Ambrogio guadagnava invece molto denaro e rinnovava ogni volta la fama di essere un bravo scrittore, scrittore stimato da tutta la Milano istruita..la Milano dei salotti e dei club-caffè per gentiluomini aveva dei buoni giudizi per il Signor Ambrogio scrittore..
La situazione era malsana, poiché consisteva nel fatto che praticamente il ragazzo Giancarlo viveva prigioniero nella casa di Ambrogio Vettieri, che lo sfruttava come una vera e propria risorsa artistica. Il ragazzo cominciò a provare un po’ di rancore per quel signore che lo ricattava tenendolo praticamente prigioniero…tutto questo gli sembrava esagerato.
Giancarlo non poteva frequentare amici, non aveva nessuno al mondo, era orfano e per questo pian piano dovette accontentarsi di quella vita e così gli bastava metter da parte quei pochi soldi che gli passava il signor Ambrogio, così il ragazzo lo chiamava “Signor Ambrogio”, egli era diventato il suo tutore e doveva fidarsi di lui, ormai Giancarlo scriveva anche di notte al lume di una debole lampada a olio e dormiva di giorno in quanto stanco…l’unico contatto con il mondo era quel signore di nome Ambrogio, anche se capiva che quel signore lo sfruttava senza riguardi, anche se provava un certo rancore per quel signore in quanto era praticamente suo prigioniero, Giancarlo aveva deciso di accettare quella vita non sana e di rassegnarsi al suo destino di perdente.
Giancarlo poteva bere e mangiare, era servito tre volte al giorno, ma dovendo vivere recluso e non potendo muoversi molto, finì con l’ammalarsi di depressione e diventò una persona triste: “ma la mia vita è tutta qui?” pensava il ragazzo ,” ma i miei sogni ormai sono proprio finiti?” pensava Giancarlo con rassegnazione ogni tanto.
I libri pubblicati da Ambrogio Vettieri avevano sempre più successo in Italia, lo scrittore divenne molto ricco ulteriormente, nei suoi libri si notava una genialità una scintilla artistica piacevole, chi gli aveva scritti si dimostrava un vero genio della narrativa, nessuno immaginava che l’autore dei libri era in realtà un altro.
Il tempo passava per tutti ed il ragazzo soffrendo ormai di insonnia, scriveva tutta la notte e inventava trame geniali,…il ragazzo viveva in quella camera sotto il tetto della villa e ormai quella era la sua vita, unica compagna sincera era la musa ispiratrice della Narrativa…ed unico suo diletto erano le sue fantasie letterarie e il divertimento di descriverle scrivendo..
Ogni volta Ambrogio Vettieri imprimeva la sua firma su quei manoscritti e si presentava dall’editore con essi, il quale si complimentava con lui per il ritrovato genio ispiratore e la sua vena letteraria che sembrava spenta, da un po’ di anni a questa parte era diventata eccellente.
Per il ragazzo Giancarlo invece solo poche lire, lui sapeva del successo dei suoi libri, ma non poteva dimostrare ai lettori ed ai critici di quel tempo, che erano in realtà suoi quei racconti ..e così doveva subire la avidità di quel furbo signore, lui non era nessuno e nessuno avrebbe creduto alla sua verità, anche perché gli era vietato e impedito di comunicare con il mondo, la finestra che dava sulla strada era infatti sbarrata e la porta della stanza era sempre chiusa a chiave…e nessuno oltre che il signor Ambrogio gli poteva parlare.
Ambrogio Vettieri decise di sfruttare quel ragazzo per benino per molti anni e anni ancora e ordinò al neo scrittore in cambio del suo perdono di gentiluomo, altre ancora e altre favole e racconti inediti, dicendogli che il mondo fuori è cattivo con chi sbaglia e solo per il motivo per cui era finito nelle mani di un buon uomo come lui, che Giancarlo in quanto ladro e testa matta, non era ancora finito in galera a causa da qualcuno.
Passarono gli anni ed il Caso e la Coincidenza veri padroni del tempo e del destino, ebbero pena del ragazzo di nome Giancarlo e decisero che era tempo di porre termine a quella ingiustizia che durava da troppo tempo.
Per quel ragazzo non era un bel vivere continuare l’esistenza in quella maniera, prigioniero in quella stanza, fu così che stranamente al signor Ambrogio Vettieri accade qualcosa, egli un giorno tossì ed ebbe un giramento di testa, nel tossire sputò rosso sangue sul pavimento. Si! il signor Ambrogio Vettieri si era ammalato e gli fu ordinato dal medico di riposare e di stare per un po’ in un letto.. al caldo.
Ma giorni dopo, ci fu ancora bisogno del medico, il medico e l’infermiera chiamati a soccorrerlo trovarono il signor Ambrogio un mattino con la febbre molto alta, la diagnosi era severa, il signor Ambrogio Vettieri si era ammalato di tumore ai polmoni, il tumore era in stato già avanzato ed era molto ampio e affaticava il corpo nel respirare, questa malattia gli era stata causata dal continuo fumare sigari e la pipa ad ogni ora.
Si! il tabacco faceva molto male alla salute, ma a quel tempo il fumare era molto diffuso tra la gente. Al signor Ambrogio Vettieri piaceva molto fumare tabacco, lo faceva sentire calmo, ma a causa di questo vizio al signor Ambrogio si ammalò e gli restavano pochi mesi di vita.
Mentre era nel letto malato, il signor Ambrogio si ricordò di quel ragazzo che viveva prigioniero nella sua casa , ora che lui era in fin di vita, si sentiva commosso per la sorte di quel povero genio sfruttato, quel ragazzo gli aveva fatto guadagnare molti soldi, era stato un giacimento di oro per lui e così diede l’incarico alla infermiera che lo accudiva, una giovane ragazza che studiava da poco medicina, di aiutarlo in quanto ammalato anche se si era dimostrato avido,
si! Ambrogio Vettieri chiese a lei in segreto di aiutarlo a rimediare e così disse:“ ascolti Teresa, mia infermiera, questa è la chiave di una porta che si trova al piano di sopra, dopo aver fatto le scale, vada su nel sottotetto e faccia scendere chi ci troverà e conduca qui la persona che si trova rinchiusa in quella stanza!” la ragazza obbedì.
La infermiera aveva capito che si trattava di una cosa grave, di un reato nei limiti della legge, così si comportò con solerzia e poco dopo il ragazzo Giancarlo si trovava al cospetto di Ambrogio, in piedi vicino al letto stupito della sua liberazione.
Giancarlo era indeciso, provava ancora rancore per quell’uomo ammalato nel letto, ma poi questo rancore si trasformò piano piano in rassegnazione mista a commozione vedendo che quel signore stava male davvero, così decise di ascoltare quel che il signor Ambrogio aveva da riferirgli.
Il signor Ambrogio certo ormai della sua morte, aveva deciso di rimediare agli errori della sua vita, e raccontò tutto al ragazzo e all’infermiera, raccontò del suo imbroglio e della sua avida furbizia, confidandosi in modo che l’infermiera facesse da testimone.
“Ti chiedo scusa ragazzo, ma l’avidità mi ha reso cieco e non mi sono reso conto di farti un torto grande rubandoti la libertà e il successo” disse il signor Ambrogio tra un colpo di tosse e l’altro.
“Ho deciso di nominarti mio unico erede, ed in cambio del tuo perdono, ti chiedo di accettare il mio cognome unito al tuo, da ora in poi sarai come un figlio per me, ma prima cara infermiera, mi faccia questa cortesia, chiami il mio editore e gli dica di venire qui nella mia casa per una cosa urgente”. disse il signor Ambrogio tossendo..
Intanto il ragazzo aveva smesso di provare indifferenza per quel signore che pareva a lui ora un debole ammalato bisognoso di aiuto, quel signore era inerme nel letto, ora provava solo pietà per lui.
Nel pomeriggio giunse nella casa di Ambrogio Vettieri l’editore suo amico: “Carissimo amico” disse Ambrogio con una debole voce tenendo strette le mani dell’editore, “come vedi io sono molto malato, come vedi io sto per morire, ma tu devi sapere una cosa grave, e mi scuso per aver imbrogliato anche te, ma devi sapere che tutti quei racconti che ci hanno fatto diventare ricchi entrambi, non sono frutto del mio cervello, ma li ha invece scritti per me questo caro e abile ragazzo che vedi qui in questa stanza, e solo suo il merito di questa mia ritrovata bravura letteraria” l’editore si girò a guardare Giancarlo e capì tutto quanto, Ambrogio continuò: “ora che hai capito, caro amico, ti chiedo di informare tu i giornalisti ed i critici letterari, e di essere testimone di questa verità e rendiamo insieme giustizia a chi veramente merita tutta questa fama e questa gloria e cioè a questo ragazzo che io ho deciso di adottare, ” farò come dici tu caro amico Ambrogio” rispose l’editore che si girò e si accinse a stringere la mano a Giancarlo in segno di scuse.
Nella stanza tutti restarono in silenzio per qualche minuto, le ultime volontà di Ambrogio erano di porre rimedio al suo imbrogliare e così avrebbero fatto, restarono a guardare il malato che aveva chiuso gli occhi, dopo pochi minuti Ambrogio con un ultimo colpo di tosse rauco e dicendo con voce esile “Signore! perdonami di aver approfittato di chi è povero e ingenuo!” dicendo questo morì nel suo letto, mentre tutti i presenti si erano visibilmente commossi per il suo confessarsi…ma prima di morire quell’uomo aveva rimediato, quindi meritava rispetto anche lui.
Tre giorni dopo furono svolti i suoi funerali a cui partecipò molta gente commossa.
La ragazza di nome Teresa, abile infermiera si dedicò con molte cure amorose alla guarigione di Giancarlo, infatti anche lui era sfinito e ammalato di astenia per il lungo tempo che il ragazzo aveva trascorso nella statica prigionia di quella piccola stanza nel sottotetto, senza mai prendere una boccata di aria fresca, egli era vissuto per molti anni impedito alla ginnastica e alla luce del sole, ma il suo corpo giovane aveva resistito e il giovane si riprese dalla depressione con l’aiuto di qualche medicina e guarì, l’amicizia di quella giovane infermiera di nome Teresa si era tramutata nel frattempo in un sincero sentimento per lui e tra i due ragazzi nacque così l’amore e si dichiararono innamorati l’uno all’altro.
Teresa poté raccontare a lui tutte le buone notizie e le novità che erano capitate nella società italiana in quegli anni, mentre Giancarlo era stato tenuto sequestrato…in seguito Giancarlo dedicò a Teresa bellissime poesie.
A causa dell’amore di quella ragazza, Giancarlo sentì risvegliarsi in lui sentimenti di orgoglio e dignità, comprese che aveva si! subito un torto anni prima, ma ora aveva ottenuto giustizia, quel signore che lo teneva una volta prigioniero, aveva anche rimediato donandogli in eredità la sua casa e il suo denaro…Giancarlo aveva inoltre accettato di aggiungere il suo cognome Vettieri al suo nome, come se lui quell’Ambrogio fosse stato veramente suo padre, ora il ragazzo si chiamava Giancarlo Vettieri, lo dicevano i documenti, ora era un uomo realizzato e sistemato…aveva si! passato tutta la sua gioventù in collegio, ma ora aveva finalmente una identità rispettata.
Fu così che il povero orfano dei tempi passati, potè realizzare il suo sogno di diventare un ricco e famoso scrittore, grazie alla sua musa ispiratrice, che come una madre premurosa lo aveva aiutato a diventare bravo nello scrivere, e finalmente era riuscito a diventare anche un famoso scrittore…
Giancarlo e Teresa si dedicarono ad una vita felice nel vivere insieme, si sposarono e da loro nacquero tre figli. I due sposi col tempo poterono gioire felicemente di una dolce vita e dello invecchiare insieme, vivendo una spensierata vita da pensionati ricchi.
Ora che era diventato ricco, il signor Giancarlo poteva usufruire di un buon vitalizio per tutto il resto della sua vita, in quanto aveva preso il cognome di Vettieri, aveva preso questa decisione in onore dell’uomo che aveva causato la sua sistemazione attuale e gli aveva donato una eredità per rimediare ai suoi sbagli, permettendogli una vita nel benessere.
Quel giorno a Milano era un freddo giorno di inverno, era ormai prossimo il Natale , qualcuno suonò alla porta della casa di Giancarlo Vettieri.
La porta fu aperta e sull’uscio apparve un povero ragazzo, vestito con abiti normali, si notava che aveva anche lui l’ambizione di diventare un giorno un famoso scrittore in quanto disse: “ scusi il disturbo caro signore, mi chiamo Egidio, sono uno scrittore inesperto non famoso ancora, e giro casa per casa a chieder poche lire, dando in cambio una copia del mio manoscritto..
sappia signore che l’ho scritto proprio io ed è originale davvero questo racconto…vorrebbe anche lei aiutarmi a passare bene questo inverno così freddo e lungo ” disse il ragazzo sulla porta.
Il ragazzo sull’entrata chiedeva una offerta in forma di denaro o di cibo e avrebbe ricambiato donando a chi gli offriva qualcosa, una copia di un suo libro scritto in precedenza.
Commosso Giancarlo si ricordò che anche lui era stato un povero scrittore e disse: “ attenda un momento! Torno subito” .
Giancarlo ormai era un ricco signore e consigliato da questo si recò nel suo studio e prese dalla sua scrivania un oggetto a lui caro, lo incartò nella carta natalizia e poi tornò subito alla porta dove lo attendeva il ragazzo povero, a lui avrebbe donato in regalo, insieme a qualche soldo, anche il pacchetto che aveva preparato, quel povero ragazzo sull’entrata chiedeva un offerta.. faceva pena..bisognava aiutarlo.
“Tenga bravo ragazzo che questo dono le porti fortuna” e aggiunse come deciso prima, dalla tasca della giacca, anche qualche soldo al regalo in quanto si avvicinava il Natale.
Il povero ragazzo di nome Egidio ringraziò e prese il pacchetto, mise il denaro in una borsa e poi si allontanò, in seguito per strada il ragazzo decise di aprire il dono, forse credeva di trovarci del cibo natalizio, ci trovò invece una statuina raffigurante una fatina, ma non si disperò di questo, in realtà stranamente quell’oggetto incartato rappresentava un statuina simpatica, raffigurava una donna vestita con abiti fantasiosi, sul fondo della statuina c’era una scritta che diceva: “chiedi aiuto alla Signora della Narrativa e vedrai che ogni tua fantasia diventerà positiva”
“Ecco cosa è!” disse il ragazzo “un porta fortuna!” ne fu contento e decise che lo avrebbe conservato come suo nella sua povera casa.
Fu così che Giancarlo ormai anziano, aveva pensato che quello spirito benefico avrebbe potuto insegnare anche a quel povero ragazzo a scrivere buone favole brevi o racconti di successo e in questo modo anche quel ragazzo avrebbe potuto avere la fortuna che tutti meritiamo.
Giancarlo non ne aveva più bisogno, aveva una moglie e tre figli ormai grandi e godeva di un vitalizio molto oneroso da parte di una banca, “ormai sono felice così, non mi manca niente, che abbiano anche gli altri …la desiderata fortuna!”, aveva pensato Giancarlo.
“Tre pasti al giorno e tanti amici, il tempo per scrivere qualche racconto, ed anche così si tira a campare aspettando il domani!” diceva il povero ragazzo di nome Egidio, mentre appoggiava la sua statuina avuta in regalo quel giorno sulla sua scrivania nella sua povera casa..e la storia così termina e così può ora ricominciare, anche se il protagonista avete capito sarà un altro.
Morale:
non perdete mai la speranza, poiché dovete sapere che verità e giustizia trionferanno sempre, dovete solo saper aspettare e questo accadrà..
Fine
Autore: Egidio Zippone
scritto (Milano, Settembre 2011)
Giudizio: originale, interessante
voto (da 5 a 10): 9

Favola: Si voleva scrittore e lo diventò (per ragazzi)ultima modifica: 2017-02-20T10:30:18+01:00da scrittore59