Favola: il cavalier elghà e Giacome Spreva (per adulti)

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(racconto di tipo nero e bianco)..

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 30 minuti..

FAVOLA DI EGIDIO

IL CAVALIERE ELGHA’ E GIACOMO SPREVA

INTRODUZIONE: Dove il libero arbitrio è causa di abusi sui deboli e sui poveri, laggiù arrivano i cavalieri della buona volontà a redarguire ed a renderlo più onesto, occorre però che qualcuno decida con tranquillità chi ascoltare..poiché la fretta è cattiva consigliera..

Favola: il cavaliere Elghà e Giacomo Spreva

Inizio

Nel mondo delle favole, nel simil periodo storico del 500 d.c., molte zone del Nord Europa erano abitate da barbari e tribù primitive, in molte città gli abitanti erano pervertiti nel sesso e credevano in interpretazioni barbare della vita..

Venne a sapere di questo, un nobile cavaliere che viaggiando per il continente, per tutto il Nord Europa, giunse con i suoi soldati nella penisola Italica, e decise di raggiungere una delle città del Nord Italia, e si interessò agli usi e costumi degli abitanti che ci vivevano..

Stando nella città, giudicò gli abitanti della città bisognosi di aiuto civico, poiché molta della gente commetteva azioni disturbanti della vita sapiente che ogni uomo deve avere….

Il suo nome era “cavalier Lelù” ….ed era un cavaliere che si voleva integerrimo con molta determinazione..e credeva nel dovere di “essere”…cioè di obbedire alla verità ed alla serietà..

CAP. 1° – I consigli del cavalier Lelù

Secondo questo cavaliere per dimostrare abilità nel vivere, bisognava che l’uomo si sentisse obbligato ad essere coerente e serio alle regole perbeniste della cavalleria e della nobiltà…e si prodigò quindi per quella città nel persuadere in questo modo la gente in tutte le piazze e nelle osterie..al suo parere gli abitanti di quella città erano stolti e bisognosi dei suoi giusti consigli…

Di conseguenza il cavalier Lelù, basandosi sulla  sua esperienza di vita, stabili delle regole coerenti con le virtu’ della cavalleria in cui Lui credeva molto, occorreva severità per ottenere obbedienza dalle genti..

  • le virtù che bisognava dimostrare erano le seguenti:
  • Coraggio
  • Giustizia.
  • Generosità.
  • Disciplina
  • Fede
  • Uguaglianza
  • Lealtà
  • Credere nella vita onorata che è causata dalla obbedienza alle regole

il cavalier Lelù disse:” chiunque ha commesso disobbedienze alle mie regole…diventerà prima o poi triste e vittima del malumore del mondo…poiché si potrà dire di lui che non è un valido esempio di integerrimità, é obbligatorio per un uomo diventare un esempio utile per i giovani e sembrare innamorato della moralità, tutta questa dimostrazione di buona volontà, deriva dalla obbedienza alle mie regole”..…

Fu così che il cavalier Lelù, decise delle regole perbeniste e le mise per iscritto.

Ma gli abitanti della città, si accorsero dopo un po’ di tempo, che erano regole troppo difficili da rispettare per loro, forse perché avevano origini etniche di tipo pagano, molti degli abitanti infatti continuarono a disobbedire ..poichè avevano già commesso errori prima…poiché era quella la loro natura..

Il cavaliere Lelù affermò:” io sono un consigliere della buona volontà umana, permetterò solo a chi dimostrerà di meritare il premio ambito, e cioè di essere pensato innocente e meritevole di avere una discendenza sana, di avere la suggestione di se stesso di essere un valido e coerente uomo, se egli obbedirà alla logica delle mie regole, lo presenterò a tutti dicendo che é il miglior uomo tra gli uomini, in quanto comprende l’onestà di giudizio ed in quanto dimostra di essere innocente, sarà quindi tutelato nella vita dal rispetto di tutti..é sarà contento di sé stesso!”..

Chi invece disobbedirà sarà punito come un rinnegato, e patirà le frustate da parte dei miei soldati e sarà da loro imprigionato…e se le sue disobbedienze sono disobbedienze gravi… sarà lapidato !”..

Dovete sapere che i rimproveri voluti dal cavalier Lelù, causarono una crisi di identità in molti uomini, che volevano stimarsi ugualmente ma non potevano, purtroppo essi avevano già commesso errori nel passato, infatti quando cercavano di sembrare obbedienti alla perfezione dicendo certe cose  erano accusati di mentire..di conseguenza questi continuavano a lamentarsi dicendo a tutti che le regole del Cavalier Lelù erano troppo difficili da rispettare..e ne proponevano delle altre in alternativa…ed istigavano i cittadini alla incredulità alle regole..

Fu così che il cavalier Lelù, sentendosi non capito nelle sue buone intenzioni.. nominò un capo di paese, un autorità comunale… e poi decise di partire lontano da quel luogo dove non era stato ascoltato con buona volontà..ed un giorno partì con i suoi soldati per altre destinazioni…avendo deciso che c’erano altre città da convertire e convincere alle sue intenzioni..

CAP. 2° – i consigli di Giacomo Spreva

Dovete sapere che in quella regione viveva un eremita, di nome Giacomo Spreva, che avendo sentito descrivere dai viandanti le difficoltà esistenziali vissute dagli abitanti della città, per sua bontà, decise di dare loro consiglio e decise di andare ad abitare tra loro..

Giunto in quella città, Giacomo Spreva, con buone maniere e modi gentili, convinse tutti gli abitanti a essere sostanziali nel giudicarsi l’un l’altro…ad interpretare con praticità la vita umana..

In paese tutti erano d’accordo su questo consigliare alla permissività ed alla tolleranza di avere qualche errore, poichè molti in nome dell’allegria e della faciloneria, avevano commesso disobbedienze alle regole in precedenza..ed avevano adesso sollievo spirituale dai consigli di Giacomo..

Giacomo Spreva….era ritenuto da tutti molto saggio…molti dicevano che Giacomo aveva il potere dei veggenti, forse i suoi consigli spirituali avrebbero vinto la pignoleria che causava tristezza alla gente e causava in loro il timore di punizioni…e tutti davano ascolto al suo consiglio filosofico..di essere e diventare giudici sostanziali dell’essere umano..

Giacomo Spreva, aveva capito che gli abitanti consigliati dalla sostanzialità di giudizio, avrebbero reso comprensibile il loro comportamento non integerrimo, poiché giudicare in modo sostanziale le intenzioni delle regole di Lelù avrebbe permesso alle persone di rinunciare al dovere di essere integerrime per forza…

Il buon Giacomo Spreva consigliava tutto questo per evitare di fare soffrire di malumori la coscienza dei peccatori di quella città..

Fu così che in quel paese nessuno degli abitanti si dichiarò più integerrimo alle regole del cavalier Lelù, e poté da quel momento ammettere tranquillamente di avere errori, se non lo faceva non era sincero, così di conseguenza pur dando importanza alle regole, il dovere di essere integerrimo fu dissuaso..

Purtroppo ad essere permissivi nell’interpretare le regole nobili di Lelù, si era resa imprudente molta gente e soprattutto il comportamento degli adolescenti, di conseguenza in tanti in quella città risultavano disobbedienti alla moralità integerrima..

E così in quella città, nessuno degli abitanti era in quel momento più definibile perfettamente coerente a nessuna regola..avevano tutti infatti disobbedito a qualche principio morale con il permesso del consigliare di Giacomo….

Passarono i mesi e gli abitanti della città trovarono confortanti queste nuove intenzioni..

Ma dovete sapere che il metodo di essere sostanziali nel giudicare dava loro consolazione è vero…. ma faceva sembrare loro di non essere davvero esseri superiori, in quanto non potevano considerarsi puri..e molti di costoro per questo non riuscivano a provare più esaltazione spirituale nel giudicare se stessi…e quindi affermavano: “Giudicare con sostanzialità va bene, però era meglio che non commettevo nessun errore nella vita forse è meglio cambiare le regole!” e diventavano tristi di conseguenza nel comprendere questo..

Fu così che Giacomo Spreva si mise in viaggio per la regione, camminando a piedi per molti giorni e restando molti giorni a digiuno, per trovare una soluzione anche a questo problema:

” come avere una vita spirituale piena di vanità e auto stima pur avendo disobbedito alle regole perbeniste”

CAP 3° – L’incontro con il cavalier Elghà

Mentre Giacomo camminava stanco e deluso dai rimproveri ricevuti da alcuni abitanti, che non erano d’accordo al suo metodo filosofico umile che faceva diventare l’essere umano un mediocre, egli salì su per la collina guidato da una voce spirituale, forse avvertendo la sua tristezza le forze dell’Universo avevano deciso di dare a lui consiglio sulla strada da seguire, infatti nel mezzo del percorso indicato dalla voce spirituale, Giacomo Spreva incontrò un nuovo cavaliere.

Giacomo ed il cavaliere si parlarono e diventarono subito amici ed insieme si recarono in un osteria.

Il nuovo cavaliere che era straniero in quella regione, da vero amico gli parlò:..…

“Il mio nome è cavalier Elghà e sono un cavaliere molto ricco …ma ugualmente  permissivo nell’intenzione della moralità..”

“il nostro comunicare sarà più efficace se mi offrirai da bere e da mangiare perché sono affamato..” rispose Giacomo a quel gentile cavaliere…

“Devi sapere che bisogna soprattutto dialogare, ed anche meditare insieme ad altri i nostri convincimenti, in modo da rafforzare la volontà delle idee, per capire meglio come risolvere i problemi e le necessarie soluzioni..”

“Quindi ti offrirò da mangiare senz’altro..così ci parliamo con più tranquillità”…ed ordinò all’oste di portare del cibo…

il cavaliere senti la storia ed i problemi che vivevano gli abitanti della città da dove proveniva Giacomo..e che Giacomo tristemente gli raccontò e quindi rispose:

” Sono il cavaliere Elghà e voglio darti un buon consiglio caro Giacomo!”..”

“Come sono stupidi gli abitanti della tua città, litigano tra loro per essere, e si offendono l’un l’altro inutilmente per “essere”, ma io so che è meglio per un essere umano il solo “avere” che il solo “essere” ..”

“Caro Giacomo osserva la vita vera, quella che esiste, osserva la realtà, osserva gli animali e la loro natura….essi non hanno bisogno di regole severe ..poiché la Natura li sfama e risolve le loro necessità ugualmente!”

“Gli animali, come già sai, a volte sbagliano commettendo incoerenze, eppure esse non hanno conseguenze nella loro allegria, nonostante i loro errori, per gli animali il sole sorge ancora, l’acqua da bere è ancora fresca e pulita, trovano ancora da mangiare, poichè è sufficiente per loro cercare, ed i figli a loro nascono lo stesso anche se hanno commesso comportamento innaturale!”

“Caro Giacomo non serve “essere” per forza per avere gioia, non serve litigare per ribadire ciò che si “è” per poter “avere”, la natura é abbondante di risorse, ugualmente si può “avere” anche se si é sbagliato, è sufficiente prestare più attenzione per il futuro, e dopo di che bisogna accontentarsi della vita che si ha per evitare di restare vuoti nello spirito..”

“Invece di litigare per “essere”..poiché non tutti “sono”..pensate ad esistere soltanto..e vedrete che otterrete ugualmente..poichè l’uomo avrà sempre quello che si merita..ed riuscendo ad avere quello di cui ha bisogno dimostrerà che merita!”

“Giacomo! vai in paese e di che io, il cavalier Elghà, verrò con i miei soldati in città, e parlerò e farò comizi nelle loro piazze, in favore di questo pensare e convincerò i popoli di Europa in loro favore, in modo di dar felicità ed esaltazione anche a loro, poiché non è ciò che siamo che ci rende felici, ma é ciò che veramente abbiamo…proprio come ci insegna la natura degli animali che credono in loro stessi anche se non hanno regole….ma siccome hanno da mangiare e da bere non si sentono preoccupati di niente!”

Giacomo comprese, ora aveva inteso una nuova mentalità con la quale poteva consigliare gli uomini, e così tornò in paese e radunò gente intorno a lui per raccontare la lieta notizia e affermò quel che il cavalier Elghà gli aveva insegnato…di come il cavalier Elghà la pensava sul problema morale..e in questo consigliare quel cavaliere dimostrava un abilità ed un avvedutezza da lodare e da complimentare: si poteva restare vanitosi della propria vita pur avendo errori”

Giacomo spiegò agli abitanti della città, risolvendo la questione che aveva, che si poteva avere qualche errore alle regole, e che potevano restare le stesse regole senza problemi, ma si poteva anche esaltarsi nella certezza di potersi vantare che ugualmente si aveva avuto e si ha ancora tanto dalla vita..appagando in questo modo il necessario bisogno di vanità che avevano gli uomini..

Tutti si stupirono della molta praticità e della molta consolazione che davano le nuove parole di Giacomo, esse illuminavano il giudicare umano e dicevano di trarre felicità solo da quello che si “ha” nella vita e di non badare per forza a ciò che si “é”..poichè ciò che si “è” rappresenta solo una suggestione, mentre ciò che si “ha” per davvero è una vera realtà tangibile…quello che si ha nella realtà è godibile e offre all’individuo un vero benessere..poiché dopo aver saziato la fame e la sete..è giusto che il corpo degli umani produca sensazioni di benessere alla mente ed alla vita sessuale!”

Quelle nuove parole di Giacomo Spreva, illuminarono ad una nuova comprensione tutti gli abitanti della città..

Nella città giunse nei giorni successivi il cavalier Elghà, che in uno dei suoi molti comizi disse: “ Esiste un modo per capire quale è la verità esistenziale più adatta per gli abitanti della vostra città, come capita per gli animali, tutti gli animali non hanno conseguenze se commettono incoerenze a qualsiasi logica, così è giusto che gli esseri umani non abbiano conseguenze a causa di ciò che hanno commesso nemmeno loro..quello che avevano prima di sbagliare anche dopo che hanno sbagliato ancora lo possono avere!..”

“Questa secondo me è la verità che governa la realtà del mondo e che dovete tutti voi comprendere, infatti dopo ogni incendio e calamità, la natura ritorna a rifiorire rinascendo..la natura ritorna agli animali ed agli uomini ciò che è giusto per loro….occorre solo evitare di non finire in una triste prigione per tutta la vita e bisogna cercare di restare in salute il più a lungo possibile..”

“Ci hai detto la verità Giacomo..il cavalier Elghà esiste e la pensa così come hai detto tu!” risposero gli abitanti..

“Egli convincerà tutti i popoli confinanti in nostro favore con la sua pratica volontà..e non litigheremo più tra noi per chi è il più felice tra noi…..poiché ci accontenteremo solo di avere!”

“Che ci importa di sembrare per forza il migliore, l’importante è che ugualmente abbiamo da bere, da mangiare, da dormire e donne per fare all’amore..e con queste sole cose ci esalteremo nella gioia!” e tutti applaudirono a queste parole..

Il cavalier Elghà inoltre affermò per consigliare alla pace di tutti quanti:

“Avete capito che non potete essere integerrimi poiché l’errore é già capitato, ma non disperate poiché comunque qualcosa avete per voi..e quindi risponderete:

Noi ugualmente “abbiamo” quindi è giusto che siamo felici!”…

“Siccome avete tutti risorse a parere vostro, vi penseranno felici..e diventerete felici di conseguenza… poichè vi siete convinti solo di questo..avete semplificato il vostro vivere..apprezzando ancora il benessere”..

“Se qualcuno vi nega di essere il migliore in ciò che si é..vi nega forse di avere ugualmente?…” aggiunse Giacomo.

“Non avete l’obbligo di credergli, se dirà così, non dategli ascolto, restate sostenuti nella gioia di “avere” anche se è “poco” e siate contenti..siete di conseguenza a modo vostro..il vostro spirito può stimarsi ugualmente … poichè vi pensate ricchi in qualche modo da voi stessi…e se avete una ricchezza che pochi capiscono, non dovete preoccuparvi di questo..poiché io vi permetto di stimarvi in quanto qualcosa comunque avete..ed è questa una realtà certa…avete rispettato lo importante…potete auto-stimarvi!”

“Non siete obbligati a credere negli ideali inventati da un altro, credete piuttosto in voi stessi, oppure create nuove ragionamenti per consigliare la vostra vita e quella dei vostri amici, diventerete così più utili, poiché è nel pluralismo delle idee e nel libero arbitrio che si basa la felicità dell’intera umanità!”

“E siccome abbiamo anche averi e ricchezze e siamo stati abili nel procurarli molte volte..e giusto che meritiamo anche di stimarci e di esaltarci…il parere dei nostri nemici per noi non deve contare mai più..essi vogliono solo affliggerci obbligandoci ad un’autocritica esistenziale da ritenere poco furba per un uomo che si paragona agli animali!”

Fu così che tutti gli abitanti cominciarono a pensarla in questo modo in quella città del Nord Italia..poichè ne intuivano un vantaggio per soddisfare il loro egoismo ed il loro opportunismo..

Purtroppo qualcuno decise ingiustamente che il libero arbitrio e l’esempio degli animali, permetteva agli uomini anche di approfittare di chiunque e di perseguitare per futili motivi la vita di chiunque..

Essi dissero con tremenda furbizia: “Anche questa decisione di voler approfittare dei deboli, è secondo noi una conseguenza del diritto di tutti di credere nel libero arbitrio..

imporre la legge del più forte su questo o su quello é permesso infatti dalla natura degli animali..e di conseguenza anche dall’uomo che si crede simile oppure poco di più di un animale!”

I seguaci del cavaliere Elghà decisero da loro, evolvendo a modo loro i ragionamenti del cavaliere, che in nome della libertà non erano più obbligati a preoccuparsi della sorte dei più deboli, anzi era per loro possibile approfittare in tutti i modi degli ingenui e dei mediocri..era quella un modo di causare una selezione naturale tra gli uomini..i forti vivevano e si riproducevano mentre i deboli invece si estinguevano…

CAP. 4° – Il ritorno del cavalier Lelù

Queste parole giunsero al sentire del cavaliere Lelù..che si trovava in un luogo lontano…che si adirò molto nell’udire questi ragionamenti disobbedienti alle regole nobili della cavalleria..che tutti sanno essere basate su: l’onestà…la carità…la giustizia..ed il disprezzo della iniquità..

Con i suoi soldati il cavaliere Lelù decise di tornare in quella regione del Nord Italia, ed avanzò minaccioso contro la città..

Avanzò forte dei suoi soldati contro la legione del cavaliere Elghà che si era stabilita in quel luogo….

Il cavalier Lelù era pronto a lottare per vincere colui che convinceva le genti al libero arbitrio….poiché lo riteneva colpevole di consolare le azioni più malvagie commesse dagli uomini..tra le quali i modi prepotenti ed i modi persecutori nei riguardi dei più deboli

Nelle campagne che confinavano con le mura della città..ci fu una vera battaglia di soldati..dopo molte ore..dopo molti feriti…e molto sangue sparso…finalmente ci fu un vincente..

Il destino dimostrò che chi affermava “NOI SIAMO!” risultava essere di volontà più decisa e più forte di chi diceva “NOI ABBIAMO!”

Fu così che i soldati del cavalier Lelù vinsero in battaglia i soldati del cavalier Elghà..ed Elghà fu preso prigioniero..e condotto in ginocchio davanti al cavalier Lelù..per essere giudicato..

Obbligato a pentirsi per avere salva la vita..il cavaliere Elghà sentendosi perduto, si pentì davanti a tutti di quel che aveva detto nei comizi precedenti..ed ammise che bisogna “essere” per meritare di “avere.”.

Elghà fu obbligato ad ammettere che: essere obbediente alle regole ci fa sentire onesti con i nostri simili..e si hanno più diritti e risorse a causa della nostra innocenza…poiché se non si merita è meglio non “avere.”……poiché avere senza meritare non è onesto nei riguardi della vera giustizia!….”Il cavaliere Lelù in quanto vittorioso in questa battaglia..decise di confiscare tutte le ricchezze possedute dal cavaliere Elghà..il quale diventò di conseguenza povero..e fu chiamato dal popolo:  “Colui che non é……e nemmeno ha!”

il cavalier Lelù ebbe pietà di Elghà e gli permise di avere salva la vita..anche perchè Elghà gli aveva dato ragione davanti a tutti gli abitanti della città e si era pentito di come la pensava prima..ed anche perchè non aveva mai offeso nei suoi comizi precedenti …il volersi buono e l’origine nobile del cavalier Lelù..

il cavalier Elghà rinnegò e abiurò per sempre ciò che aveva detto agli abitanti della città….dicendo in sua difesa di essere stato frainteso da qualcuno..dicendo che lui voleva solo la pace tra i peccatori..e qualcuno dei suoi seguaci invece lo aveva tradito nelle sue vere intenzioni..

Elghà ammise di aver sbagliato a permettere la libertà di azione a sconosciuti, e riteneva di non avere vera colpa se qualcuno dei suoi seguaci aveva esagerato nel darsi libertà, usandola per offendere la libertà degli altri..

Il cavalier Lelù per giustificare in seguito il perdono concesso al perdente Elghà..dichiarò in pubblico: “io Lelù dimostro di saper perdonare in quanto voglio essere un re amato dal suo popolo..e dimostro la mia Bontà decidendo a volte di perdonare chi mi è stato nemico…poichè ritengo che solo un re Buono merita amore e devozione dal suo popolo..”

CAP. 5° – La miglioria alle regole di Lelù

Fu così che il cavalier Lelù, consigliato da un Angelo Sapiente che gli parlò in sogno, si  convinse a considerare  umili e povere le origini della umanità, decise di migliorare le intenzioni delle sue regole, poiché molta gente era stata, nei tempi passati accusata di essere antipatica se obbediva alle sue regole, inoltre in passato molta gente innocente era stata calunniata e quindi punita ingiustamente dalla severità delle sue regole, …e così re Lelù ordinò per dare una speranza a tutti i pentiti una miglioria alle sue intenzioni e disse, reso Sapiente dalla esperienza soprannaturale, di considerare maggiormente le attenuanti generiche dei peccatori pentiti:

“L’uomo obbedisca pure alle mie regole nobili, ma se dovesse disobbedire a causa della sua natura irrequieta ed impulsiva, avrà ancora una speranza di conciliazione con me, se l’uomo dimostrerà pentimento e ravvedimento, potrà essere perdonato da tutti ed anche da me, poiché obbedire al bene e da ritenere una nobile iniziativa, ma anche perdonare è da ritenere una decisione che dimostra che si vuole far del bene e che si hanno nobili intenzioni…di conseguenza il comprendere le attenuanti che l’uomo é vulnerabile e che l’individuo umano molte volte non ha la ambizione di diventare il migliore, è a mio parere un segno di virtù..la virtù della Carità!”

il cavalier Llelù aggiunse: ” chi mi darà ragione pur avendo sbagliato, ed ammetterà umilmente di aver sbagliato, sarà da me perdonato!”

Gli abitanti della città vedendo che la volontà di “chi è” si era dimostrata più forte della volontà di “chi ha”…decisero di ascoltare i consigli del cavalier Lelù e lo nominarono loro re…

CAP. 6° – Il cavalier Lelù diventa re della città

Il cavaliere Lelù  fu nominato re dalle autorità della città, diventò unico re della città e quindi di tutta la regione..

Siccome il re Lelù era un uomo onesto nel giudicare i peccatori, poiché sapeva valutare le attenuanti di ogni vita….re Lelù fu giudicato un re giusto e buono ed infatti mai fu iniquo..

La intera città che governava e quindi i suoi abitanti vissero in modo serio dimostrando amore per la moralità ed il far carità, per il resto dei loro giorni..

Fu così che in quella città erano tutti contenti… ma forse non felici veramente, poiché le regole che avevano deciso per loro erano regole difficili a cui obbedire.. però gli abitanti vissero nella soddisfazione di aver capito che i diritti sia dei giusti che dei deboli  erano finalmente rispettati..

Il re Lelù era vero che disapprovava il libero arbitrio tanto caro ai filosofi..ma nello stesso tempo aveva dimostrato che sapeva impedire che i prepotenti facessero abuso della vita dei più deboli….

Fu così che avendo saputo la decisione onesta del re, di consigliare a perdonare molti dei colpevoli che si erano pentiti, molti peccatori si pentirono davanti a Lui dei peccati commessi ed ebbero in questo modo salva la vita, poiché dimostrarono di aver migliorato la loro visione dell’esistenza umana…

CAP. 7° – Ultimo episodio

Dovete sapere che cavaliere Elghà restò alle dipendenze di re Lelù come consigliere… ma fu sempre considerato da molti degli abitanti della regione un semplice subalterno..

Giacomo Spreva invece decise che non c’era più bisogno di lui in città, e se ne tornò quindi a vivere nel suo eremo, situato sulle colline tra i boschi..

Giacomo Spreva visse in povertà e di poco mangiare…..il suo tempo lo trascorreva nel molto implorare il perdono del Signore del Cielo stando in ginocchio nell’intenzione di voler far penitenza..Giacomo Spreva aveva sempre ritenuto che il Signore del Cielo Si Volesse Santo con gli uomini..di conseguenza Giacomo Spreva aveva diritto all’indulgenza dei Santi per i suoi peccati..che erano di aver consigliato le genti a rinunciare al dovere di essere integerrimi alle buone regole perbeniste..

Fu deciso per questo dalla gente che Giacomo Spreva, pur avendo consigliato agli uomini di permettersi qualche errore nel comportamento, in modo di dare pace a molti….meritava ugualmente comprensione dal re.. poichè il buon fine giustificava il nuovo metodo che consigliava..

Tutti capirono che Giacomo decise un  consigliare alla permissività, in quanto pensava che era meglio per molti affermare che avere errori nella vita è normale, aveva deciso questo  solamente nell’intenzione di volere creare una parità tra i molti peccatori, e fu per questo motivo che nessuno sentiva più il diritto di punire un altro …

Fu deciso che non fu per colpa di Giacomo Spreva, se qualcuno aveva approfittato delle sue buone intenzioni, .e fu così che il re Lelù sentito il parere degli abitanti della città, comprese la crisi di coscienza avuta da Giacomo Spreva e decise di perdonare Giacomo anche Lui, per dare pace anche a quel povero eremita….

infatti dovete sapere che il re Lelù aveva capito, anche per merito di Giacomo Spreva, che era vantaggioso per i molti peccatori che il Signore del Cielo Si Vuole Santo, sia con i re che con i sudditi…poichè è il Volersi Santo del Signore del Cielo che rende coerente e sapiente il re che perdona gli uomini pentiti di aver disobbedito alle sue regole..

Fine

Autore: Egidio Zippone

Milano, 20 Febbraio 2017

Giudizio: interessante, saggio

voto (da 5 a 10): 9

Favola: il cavalier elghà e Giacome Spreva (per adulti)ultima modifica: 2021-06-02T09:31:47+02:00da scrittore59